Dopo una piccola incertezza da parte del Presidente ugandese
- in cui aveva dichiarato il provvedimento "troppo severo" e, grazie
agli studi di alcuni scienziati locali che avevano constatato che
l’omosessualità sia una condizione genetica, aveva invitato gli USA a fare
nuove ricerche in quest'ambito e, se non avesse riscontrato
"anormalità", allora avrebbe lasciato perdere - la legge, però, dopo
le diverse critiche dal mondo, è stata applaudita dai funzionari del governo
ugandese ed approvata. Essa prevede una pena di 14 anni di carcere per le
persone condannate per la prima volta e l’ergastolo per la cosiddetta
“omosessualità aggravata”. Quest’ultimo reato riguarda casi di persone
condannate più volte per rapporti omosessuali tra adulti consenzienti, atti
sessuali con minorenni, disabili o persone infettate dal virus Hiv. Il
provvedimento inizialmente prevedeva la pena di morte per i casi ritenuti più
gravi, ma questo punto è stato successivamente rimosso a seguito delle
pressioni della comunità internazionale.
In un’intervista alla CNN Museveni non ha usato mezzi
termini quando ha affermato che i comportamenti sessuali sono «una questione di
scelta e che le persone omosessuali sono “disgustose” ed innaturali».
Recentemente in un giornale ugandese sono state pubblicate 200 foto
segnaletiche di gay - con tanto di nomi e cognomi - che acuiscono decisamente
il clima di odio e di intolleranza verso gli omosessuali già fortemente
discriminati in tutto il Paese africano.
Nel 2012 l'ex Papa Benedetto XVI aveva incontrato l'ideatrice
della legge anti-gay, Rebecca Kadaga, ed è stata benedetta da lui personalmente.
Il giorno seguente Benedetto XVI, nella Giornata Mondiale della Pace, aveva
definito i tentativi di accomunare i matrimoni gay a quelli fra uomo e donna come
“un’offesa contro la verità della persona umana” e ha continuato affermando che
è “una ferita grave inflitta alla giustizia e alla pace”.
Lo scorso 3 Marzo la Chiesa Anglicana ugandese ha dichiarato
che prenderà in considerazione una possibile scissione da quella d'Inghilterra
se il Regno Unito continuerà a mettere sotto pressione l'Uganda a causa della legge
anti-gay. ''Il problema è il rispetto per le nostre opinioni
sull'omosessualità. Se non sono disposti ad ascoltarci, allora non avremo altra
scelta se non quella di stare da soli'', ha affermato l'arcivescovo ugandese
Stanley Ntagali. Ha continuato affermando che ''l'omosessualità è incompatibile
con le Scritture e nessun esponente della Chiesa dovrebbe legittimare queste
unioni''.
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