Arthur, in arte Joker, potrebbe essere una persona come le altre. Ha dei sogni, ma le innumerevoli problematiche psichiche, neurologiche e sociali non gli permettono di emergere come vorrebbe. Sarà considerato dai colleghi e dalle persone che incontrerà lungo il suo tempestoso cammino come un fenomeno da baraccone da deridere. Il suo sogno è quello di diventare un comico come il suo mito, il conduttore e comico Murray Franklin, ma la sua risata non è altro che una sorta di “pianto interno” di cui lui non riuscirà mai a liberarsi. Finiti i fondi ai servizi sociali e le relative terapie a cui Arthur si affida da tempo, inizia il percorso di trasformazione in Joker, un personaggio con un'identità e un pensiero fino ad allora rimasti sepolti dalle terapie farmacologiche.
Tutto contribuirà a trasformare Arthur in Joker, un criminale:
La conoscenza delle sue vere origini;
L'ambiente di lavoro ostile;
La poca sensibilità che si troverà ad affrontare con le persone comuni, ma anche col celebre comico Murray Franklin.
Il Joker del 2019 non è un film di supereroi, ma di una persona con gravi problematiche che si ritrova ad affrontare gente con una carenza di empatia, che non capiscono il suo dolore interiore. Ciò ha permesso al pubblico di vivere il film con una certa empatia con il personaggio di Arthur, quasi a enfatizzare l'importanza della socialità, della vicinanza dei familiari in un sistema ritenuto marcio e che umilia il diverso. Siamo un po' tutti Arthur: abbiamo desiderio di emergere, di riscattarci a livello sociale, ma in special modo di “esistere” e non di essere invisibili.
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